I disturbi del
comportamento alimentare (DCA) sono disturbi psichiatrici invalidanti
(tanto da essere descritti nell’ultima edizione del Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali - DSM-5), che
compromettono la salute fisica e il funzionamento sociale
dell’invididuo. Sono caratterizzati da un rapporto patologico con
l’alimentazione e con il proprio corpo in cui si vuole esercitare o
un eccessivo controllo sul peso o non si riesce a trattenersi dal
mangiare in modo eccessivo; in ogni caso viene danneggiata in modo
significativo la salute fisica e il funzionamento psicologico. I
disturbi dell'alimentazione possono presentarsi in associazione ad
altri disturbi psichici come ad esempio disturbi d’ansia, disturbi
dell’umore, depressione, disturbi di personalità, disturbo
ossessivo-compulsivo.
Negli ultimi anni i DCA sono nettamente
aumentati in particolare nel mondo occidentale, dove l’ideale di
magrezza e di linea perfetta è sempre più diffuso, colpendo ogni
strato sociale e sesso.
I disturbi dell’alimentazione più
diffusi sono:
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
-
Disturbo evitante-restrittivo (ARFID)
- Disturbo da alimentazione
incontrollata (binge eating disorder o BED)
Le persone affette da
un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità
relazionali, hanno difficoltà emotive, problemi nello svolgimento
delle normali attività sociali, lavorative, e complicazioni
mediche.
Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i
disturbi dell'alimentazione possono diventare una condizione
permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e
apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino,
ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico
ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. All’anoressia nervosa
è collegata una mortalità 5-10 volte maggiore di quella di persone
sane della stessa età e sesso.
Attualmente questi disturbi
rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che
per l’anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c’è
stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto
che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e
nell’infanzia.
L’insorgenza precoce, interferendo con un sano
processo evolutivo sia biologico che psicologico, si associa a
conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente. Un esordio
precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni
permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei
tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le
ossa e il sistema nervoso centrale.
Data la loro complessità,
l’intervento precoce riveste un’importanza particolare, è
essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con
differenti specializzazioni (medici specialisti in psichiatria, in
pediatria, in scienza dell’alimentazione e in medicina
interna, psicologi e psicoterapeuti), ai fini di una diagnosi
precoce, di una tempestiva presa in carico all’interno di un
percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’evoluzione a
lungo termine.
Anoressia nervosa
L’anoressia
nervosa è caratterizzata dall’intensa paura di ingrassare e da un
alterata relazione con il proprio corpo, che porta i pazienti a gravi
restrizioni alimentari o ad altri comportamenti di controllo del peso
(es. l’attività fisica eccessiva).
Anche il funzionamento
cognitivo ed emotivo in coloro che ne sono affetti è alterato. I
pazienti con anoressia nervosa spesso presentano un pensiero rigido e
focalizzato principalmente sul cibo e le preoccupazioni per il
proprio corpo in caso di introduzione eccessiva di calorie; spesso
queste persone evitano di mangiare in pubblico, non vanno in mensa o
al ristorante con gli amici, evitano di partecipare ad eventi sociali
in cui si mangia, come un compleanno o un matrimonio. Lamentano
difficoltà nel riconoscimento delle loro emozioni (alessitimia) e
nella loro regolazione.
L’eccessiva magrezza, causata da diete
sempre più rigide o all'eccesso di sport per eliminare le calorie
introdotte col pasto, porta inoltre a problemi di natura
medico-internistica che vanno da complicazioni fisiche molto gravi a
carico del cuore, del sistema digestivo, delle ossa, dei denti e
della bocca, fino a generare altre patologie e talvolta portare ad
esiti fatali. L‘anoressia nervosa è infatti uno dei disturbi
psichaitrici con il più alto tasso di mortalità.
Le
problematiche medico-internistiche possono interessare tutti gli
organi e i sistemi, e sono in genere causate dalla malnutrizione,
dalla perdita di peso, dall'abuso di lassativi, dall’utilizzo del
vomito autoindotto (frequente nella variante anoressia
purging).
Bulimia nervosa
La bulimia nervosa,
il cui termine significa “fame da bue”, fa parte dei disturbi del
comportamento alimentare che si caratterizza per la presenza di
abbuffate seguite da vomito o altri comportamenti di
compenso.
Un’abbuffata si definisce come un evento, in un arco
di tempo relativamente breve, durante il quale una persona perde il
controllo nel mangiare e ingerisce grandi quantità di
cibo.
L’abbuffata, nella bulimia, è seguita dal bisogno
immediato di svuotare lo stomaco attraverso il vomito auto provocato.
Il vomito serve a ridurre la sensazione di dolorosa pienezza
dell’addome, ma anche a limitare gli effetti dell’eccessiva
introduzione di calorie nel corpo .
Non solo il vomito, ma anche
altri comportamenti vengono utilizzati per ridurre l’introito
calorico:
- uso inappropriato di lassativi
- digiuno prolungato
dopo le abbuffate
- esercizio fisico eccessivo
Questi
comportamenti sono guidati da una valutazione negativa di sè e
relativa al proprio peso e forme corporee.
E’ possibile inoltre
osservare anoressia e bulimia nello stesso paziente e in periodi
differenti. Alcuni infatti presentano fasi anoressiche
(caratterizzate da restrizione) e fasi bulimiche (caratterizzate da
abbuffate e strategie di eliminazione) evidenziando in questo modo la
complessità dei disturbi del comportamento alimentare.
Disturbo
evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo
Il
disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo (detto anche
ARFID) è ad oggi riconosciuto un disturbo che colpisce a qualsiasi
età e può esprimersi con motivazioni differenti; questo ha permesso
di identificare tre diversi sottotipi ed è caratterizzato da:
-
un apparente mancanza di interesse per l’alimentazione o il cibo in
generale
- dall’evitamento di alcuni cibi per le loro
caratteristiche sensoriali ( l’aspetto, il colore, l’odore, la
consistenza, il gusto, la temperatura)
- da preoccupazioni
rispetto a possibili conseguenze dannose nell’alimentarsi come il
non riuscire a deglutire e soffocarsi, il vomitare, dolori addominali
e diarrea, reazioni allergiche. Anche nausea, reflusso e dolore
addominale possono presentarsi in concomitanza del disturbo.
Lo stesso DSM-5 precisa comunque che, nonostante siano queste le caratteristiche principali, possono esserci altri aspetti psicologici che sottendono all’evitamento del cibo; per questo la suddivisione in sottotipi non è ancora stata validata, sebbene abbia un’utilità clinica.
Per i soggetti affetti da anoressia nervosa, bulimia
nervosa e ARFID le manifestazioni sintomatiche sono per lo più sotto
la soglia di patologia, in quanto non tutti presentano tutti i
sintomi e tutti i criteri necessari per effettuare in modo immediato
una diagnosi completa, basti pensare che molti addirittura rimangono
normopeso nonostante i vari atteggiamenti restrittivi; ciò porta ad
un allungamento dei tempi per l'atribuzione di patologia.
Raramente
inoltre le persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione
chiedono aiuto. Accade quindi di frequente che solo chi si trova
attorno riesca a cogliere alcuni segnali che aiutino la persona ad
identificare che si tratti di un problema da approfondire.
Binge
eating disorder
Il binge eating
disorder (BED) ovvero disturbo da alimentazione incontrollata, come
per la bulimia nervosa, si caratterizza per la presenza di abbuffate
che però non sono seguite da comportamenti compensatori (ad es. il
vomito). Il BED determina, di norma, un notevole aumento di peso
portando a obesità grave con complicazioni medico-internistiche
importanti.
Chi soffre di binge eating disorder spesso ha una
lunga storia di numerose diete fallite, insuccesi questi spesso
legati al fatto di non aver mai identificato il disturbo psicologico
che è alla base del disturbo del comportamento alimentare e della
susseguente obesità.
Epidemiologia
dei disturbi alimentari
I disturbi
alimentari possono colpire individui di ogni età, genere, sesso e
aree geografiche; gli adolescenti e i giovani adulti sono inoltre più
a rischio di sviluppare il disturbo.
L‘anoressia nervosa, nello
specifico, tende a manifestarsi precocemente, con un età di
insorgenza media più bassa rispetto a bulimia nervosa e binge eating
disorder .
Per quel che riguarda anoressia e la bulimia esiste una
netta prevalenza di genere. Le ragazze sono nettamente più colpite
dei maschi, con un rapporto di circa 9:1. anche se negli ultimi anni
si è osservato un aumento di incidenza dell’anoressia nel sesso
maschile.
Sono numerosi i fattori di rischio ad oggi riconosciuti
esercitare un ruolo nello sviluppo di questi disturbi
dell’alimentazione tra cui:
- ricorso a diete frequenti
-
presenza di obesità nell’infanzia
- l’essere oggetto di
scherno per il proprio peso o per le forme del corpo
- crescere in
un ambiente che valorizza in modo estremo la magrezza
-
insoddisfazione verso il proprio corpo
Se anoressia e bulimia
sono molto più frequenti nelle donne, il binge eating disorder è
invece il disturbo del comportamento alimentare più frequente negli
uomini. Il sesso maschile rappresenta circa il 40% delle diagnosi di
disturbo da alimentazione incontrollata. Le cause e i fattori di
rischio principali per lo sviluppo del binge eating disorder sono:
-
eventi traumatici nella vita
- insoddisfazione verso il proprio
corpo
- bassa autostima
- difficoltà nelle gestione delle
emozioni
Inoltre è significativo sottolineare la stretta correlazione tra binge eating disorder e depressione. E’ molto frequente infatti ritrovare un disturbo depressivo in pazienti con disturbo dell’alimentazione incontrollata. Il trattamento della depressione quindi spesso è concomitante alla cura del disturbo del comportamento alimentare.
Sintomi dei disturbi del
comportamento alimentare
I principali
sintomi dei disturbi del comportamento alimentare sono specifici per
patologia. I sintomi caratteristici dell’anoressia nervosa sono il
dimagramento progressivo e il rifiuto di mantenere un peso adeguato.
I sintomi tipici della bulimia nervosa sono le abbuffate con perdita
del controllo e i comportamenti di compenso (ad es. vomito
autoindotto).
Sintomo comune nell’anoressia e nella bulimia è
una patologica relazione con il proprio corpo che può sfociare nel
disturbo dell’immagine corporea. Un disturbo nel quale
l’insoddisfazione per il proprio corpo si unisce ad un' alterata
percezione dello stesso.
Il sintomo principale del binge eating
disorder è rappresentato dall’abbuffata e dalla perdita di
controllo mentre si sta mangiando. A differenza della bulimia
nervosa, nel binge eating disorder però non ci sono condotte di
eliminazione.
Chi soffre di questo disturbo del comportamento
alimentare infatti, dopo l’abbuffata, nonostante siano presenti
sintomi fisici (sensazione di esagerato gonfiore addominale e dolore
allo stomaco) e psicologici negativi (senso di vergogna, senso di
colpa e disgusto verso se stessi) il paziente non mette in atto
condotte di eliminazione.
Un segnale importante a cui fare
attenzione per riconoscere l’esordio di un DCA è l’eccessiva
attenzione data al peso e forme del corpo, alle diete intraprese in
autonomia senza il controllo di una figura esperta.
Prestare
attenzione a cambi repentini nelle abitudini alimentari o nella
personalità permette un riconoscimento precoce di un disturbo
alimentare e favorire la prognosi.
Spesso l’esordio di un
disturbo alimentare è accompagnato a:
- alterazioni improvvise
del tono dell’umore
- tendenza ad isolarsi soprattutto in
occasione dei pasti e a diventare più nervosi ed irritabili
-
studiare o lavorare troppo duramente ossessionati dal voto e dal
risultato
- lasciare subito la tavola per recarsi in bagno
-
rifiutarsi di mangiare affermando di avere già provveduto fuori
casa
- ritrovare il frigo o la dispensa svuotati, etc.
- calo
di peso corporeo significativo
- mentire riguardo a quanto e
quando si è mangiato
- ingerire in modo frettoloso eccessivo
cibo
- allenarsi in modo eccessivo, quasi ossessivo
- tagliare
il cibo in pezzi molto piccoli e/o mangiare in modo estremamente
lento
- indossare vestiti troppo larghi per la taglia
Le
persone affette da DCA sono spesso difensive riguardo al loro modo di
mangiare, al loro peso e alle loro abitudini. Raramente riescono a
comprendere da soli di avere un problema e a chiedere consulenza di
un terapeuta.
La principale raccomandazione che può essere fatta
a quei genitori con un figlio che mostra alcuni dei segnali su
citati, è quella di far sentire loro la vostra vicinanza e presenza
senza giudizio in modo da elevare la loro autostima e fortificarli.
Incoraggiare ad affrontare la vita, consapevoli di essere sostenuti
nelle prove del quotidiano, aiutati a tollerare le frustrazioni,
senza legare il proprio valore all’aspetto fisico o alla
prestazione fornita (ad es. nello studio o nello sport).
E’
importante per il genitore aiutare i figli a non basare il proprio
valore e la propria amabilità su prestazioni da esibire; in questo
modo si evita l'innescarsi del perfezionismo clinico tipico di questi
disturbi.
Trattamento
dei disturbi alimentari
Il
trattamento dei disturbi alimentari dipende dallo specifico disturbo
e dai suoi sintomi. Tipicamente include una combinazione tra terapia
comportamentale, educazione alimentare, monitoraggio medico ed alcune
volte assunzione di medicinali se siamo di fronte a patologie
pregresse o di nuova insorgenza.
L'approccio terapeutico
multidisciplinare aiuta la gestione dei sintomi, a ritornare ad un
peso salutare e mantenere la propria salute sia fisica che
mentale.
La terapia nutrizionale aiuta a ristabilire i corretti
schemi di assunzione del cibo per raggiungere e mantenere un peso
salutare; supporta il paziente nell'identificazione e nel
monitoraggio delle proprie abitudini errate e fornisce gli strumenti
idonei per cambiarle verso altre più salutari.
La terapia
psicologica insegna a gestire lo stress ed i problemi, così da
migliorare le proprie relazioni sociali ed in generale il proprio
umore; aiuta a capire le ragioni di fondo che hanno generato
scorrette pratiche alimentari oltre che ad identificare e cambiare i
pensieri distorti che spingono verso il disordine alimentare.
Il
ricovero ospedaliero per disturbi alimentari viene effettuato quando
la sintomatologia è particolarmente grave e/o la terapia
ambulatoriale si è dimostrata inefficace. Infatti il ricovero
consente, da un lato, di poter monitorare quotidianamente il
paziente, i suoi parametri fisiologici e la sua condizione
medico-internistica. Dall’altro consente di poter osservare e
valutare attentamente la gravita dei sintomi e la condizione
psicopatologica generale garantendo così un miglior inquadramento
diagnostico e l’impostazione di un corretta terapia.
Il
primo obiettivo è il ripristino di un corretto equilibrio metabolico
e una normalizzazione delle condotte alimentari senza ricorrere alla
nutrizione artificiale. Questa normalizzazione viene raggiunta
attraverso i “pasti assistiti”durante i quali i pazienti vengono
sostenuti e incoraggiati dal personale ospedaliero a recuperare
condotte alimentari funzionali e sane.
Con il passare delle
settimane i progressi clinici consentiranno al paziente il recupero
della propria autonomia a tavola.
In concomitanza a questo,
durante il periodo di ricovero, il lavoro psicoterapeutico e
riabilitativo è particolarmente intenso con colloqui individuali e
di gruppo.
Una volta terminato il periodo di ricovero, è
fondamenatale che il paziente prosegua il suo lavoro supportato da
personale specialistico nell’ottica di una continuità di
cura.
Conclusione
I
disturbi alimentari, come anoressia, bulimia e disturbo da
alimentazione incontrollata possono accadere a chiunque.
Le
persone con disturbi alimentari, quindi, mangiano troppo poco o
eccessivamente. Mangiare eccessivamente o seguire costantemente una
dieta dimagrante non è considerato normale o salutare.
Nonostante
alcuni di questi comportamenti siano comuni a tutti, è necessario un
adeguato intervento clinico per stabilire se il soggetto è affetto
da disturbo alimentare e per intervenire con una terapia
idonea.
Questo tipo di disturbi danneggiano la salute fisica e il
funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessun’altra
condizione medica o psichiatrica.
Tutti i disturbi alimentari sono
dannosi se non curati adeguatamente.
Riferimenti
-
Delay Discounting of Reward and Impulsivity in Eating Disorders: From
Anorexia Nervosa to Binge Eating Disorder. (Steward T. et al.,
2017)
- Detecting Eating Psychopathology in Female Athletes by
Asking About Exercise: Use of the Compulsive Exercise Test. (Plateau
CR. et al., 2017)
- The eating disorder assessment for DSM-5
(EDA-5): Development and validation of a structured interview for
feeding and eating disorders. (Sysko R. et al., 2015)
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