martedì 5 novembre 2019

Intolleranza ai lieviti, tantissima confusione e cattiva informazione


  
Si sente parlare spesso di "intolleranza ai lieviti" sovente talvolta avvalorati da test che non presentano alcuna valenza scientifica quali: Dria test, Vega test, Kinesio test, Alcat test, Eav test, citotossico ma che possono far presa sui poveri pazienti che, ignari di tutto, ci si affidano.

Forse è bene quindi che si faccia chiarezza! Nei testi scientifici non si menziona mai un'intolleranza ai lieviti; ciò che invece è ampiamente documentato è che in particolari circostanze è possibile l'instaurarsi di disbiosi della flora intestinale con sovracrescita della componente fungina, in particolare del lievito Candida albicans.

[NB:funghi e lieviti vengono spesso utilizzati come sinonimi e confusi dalla popolazione; i lieviti rappresentano funghi unicellulari di dimensioni microscopiche.]

La flora batterica intestinale umana è popolata non solo dal genere Candida, ma anche da funghi appartenenti al genere Saccharomyces, Aspergillus e Penicillium che proliferano in un ambiente particolarmente ricco di zuccheri o carboidrati complessi, che giungono a livello del colon attraverso i residui alimentari non assorbiti a livello dell'intestino tenue.

La flora batterica intestinale è diversa da individuo ad individuo e viene altamente influenzata dal tipo di dieta che favorisce la presenza di alcune specie microbiche rispetto ad altre; anche alcuni farmaci (ad esempio antibiotici, corticosteroidi, pillola anticoncezionale e terapia sostitutiva orale), possono interferire con la flora microbica generando quadri di disbiosi.


Sarebbe quindi un gravissimo errore, con conseguenti gravi ripercussioni sulla salute del paziente, procedere all'eliminazione di alcuni alimenti basandosi su test privi di alcuna valenza scientifica.


Un professionista accreditato sarà quindi l'unico in grado di educare il soggetto ad un sano stile di vita e al rispetto di una serie di norme alimentari di carattere generale particolarmente utili in caso di sintomi riconducibili a disbiosi legati a presunta intolleranza ai lieviti, evitando largamente di eliminare in modo capestro dalla dieta tutti i cibi fermentati in toto.

Di fronte a sintomi legati alla cattiva digestione, meteorismo, fermentazione è facile attribuire la colpa al lievito; il lievito di birra largamente impiegato nella panificazione è costituito dai microorganismi Saccharomyces cerevisiae che fermentano il glucosio del pane/ dolci producendo l'anidride carbonica che garantirà il processo di lievitazione.


I fattori reamente chiamati in causa, responsabili del disagio riportato dal consumatore di prodotti panificati, sono innumerevoli e vanno adeguatamente studiati da soggetto a soggetto, spesso associati a:

- difetti digestivi enzimatici (come nel caso dell'intolleranza al lattosio)
- presenza di da additivi (ad esempio presenza di solfiti)
- presenza di sostanze naturalmente ricche di istamina contenuta
- condizioni in cui è coinvolto il sistema immunitario (come nel caso della malattia celiaca)
- scarsa efficacia digestiva
- iperalimentazione in un contesto di sedentarietà
- eccessivo consumo di bevande gassate
- scarso o eccessivo consumo di fibre,

Se dopo aver mangiato pane e farinacei si avvertono disturbi come:

stanchezza
gonfiore addominale
digestione lenta
meteorismo
diarrea
o l’alternanza di queste sintomatologie

vi è una forte probabilità che questi alimenti abbiano subito una lievitazione troppo rapida, con aggiunta di alfa-amilasi e di miglioratori, la cui fermentazione nell’intestino può dare adito alla formazione di gas e ad una digestione lenta.

Di solito isi tratta di disturbi transitori e circoscritti all’assunzione di cibi con il lievito o con lievitazione inadeguata; nel caso i disturbi dovessero perdurare nel tempo, possono essere considerati dei campanelli di allarme di altre patologie a carico intestinale.


Il corretto approccio da parte dello specialista che si trova di fronte ad un paziente che denuncia le sintomatologie legate all'intolleranza al lievito, prevede di esclusdere con certezza, attraverso test specifici, la presenza di possibili allergie alimentari al grano, all’alfa–amilasi e ad altri componenti insieme ai quali il lievito viene ingerito ed approfondire nel caso si sospetti la presenza di malattie croniche intestinali.

Sarà quindi lo specialista ad individuare il percorso più corretto da tracciare nella scelta degli alimenti piò adeguati senza operare una drastica eliminazione del lievito che abituerebbe l’organismo a una dieta scorretta e squilibrata.







sabato 16 febbraio 2019

Carenza da Vitamina B12 cosa occorre sapere





La carenza di Vitamina B12 e folati è la principale causa di anemia megaloblastica: un tipo di anemia caratterizzata da globuli rossi più grandi del normale; le analisi del sangue mostrano bassi valori di emoglobina e alto volume corpuscolare medio dei globuli rossi.
La vitamina B12 e l’acido folico agiscono in modo sinergico per aiutare il corpo a produrre globuli rossi. Inoltre svolgono numerose importanti funzioni:

- vitamina B12: le vitamine del gruppo B sono sostanze organiche chimicamente affini, contenenti cobalto e per questo note come cobalamine. Nell'organismo la vitamina B12 si può trovare sotto diverse forme chimiche: metilcobalamina, idrossicobalamina e deossiadenosilcobalamina; la cianocobalamina (forma maggiormente conosciuta) fappresenta la struttura più stabile in cui si può trovare la vitamina.
La vitamina B12 non viene prodotta dal nostro organismo, ma viene sintetizzata da dei batteri del Colon, dove però per essere assorbita necessita di essere prima attivata. Il fattore intrinseco prodotto a livello dello stomaco è il responsabile della sua attivazione; a questo punto la vitamina B12 può essere assorbita nell'intestino tenue, andare in circolo ed essere concentrata a livello epatico.
Azioni della vitamina B12:

*regola la maturazione dei globuli rossi nel midollo osseo (in modo sinergico con la vitamina B9-acido folico)
*regola il metabolismo di amminoacidi, grassi e carboidrati
*regola il metabolismo dell'omocisteina mantenendola a bassi livelli a livello plasmaico
protegge i neuroni contribuiendo alla produzione di mielina, sostanza posta a copertura dei nervi, aiutando a ridurre la comparsa di demenza senile dovuta alla distruzione della guaina mielinica

- acido folico: partecipa alla produzione degli acidi nucleici (DNA e RNA- il cui difetto provoca anemia), alla trasformazione dell'omocisteina in metionina ed al metabolismo di altri amminoacidi. Di fondamentale importanza in gravidanza per la prevenzione di malformazioni a carattere neuronale nel nascituro, fra cui la spina bifida 

La vitamina B12 si trova in:    

carne, soprattuto nel fegato bovino
uova, soprattutto nel tuorlo
prodotti caseari
in alcuni prodotti ittici fra cui: cozze, sardine , sgombri, salmoni,

Sintomi della carenza di vitamina B12

I principali sintomi della carenza di vitamina B12 sono:
debolezza, pallore, formicolii alle estremità, ridotta percezione del dolore, irritabilità, mal di testa, depressione, difficoltà di concentrazione, deficit di memoria, alterazioni dell'equilibrio, disturbi del sonno, stanchezza, letargia.
E' molto difficile che si instauri una carenza da viamina B12 in quanto rapprenenta l'unica vitamina idrosolubile di cui esistano riserve importanti nell'organismo a livello epatico che riescono a coprirne il fabbisogno per lunghi periodi di tempo (fino a tre - cinque anni).
La carenza di vitamina B12 può indurre all'instaurarsi dell'anemia perniciosa, caratterizzata da una penuria di eritrociti; la vitamina B12 è infatti fondamentale per la sintesi di globuli rossi da parte del midollo osseo. Se un tempo questa patologia poteva essere mediamente diffusa, oggi giorno è davvero molto rara. Gli individui più esposti a questo rischio possono essere i vegetariani stretti e gli indigenti, specie se anziani (per la minore efficacia digestiva e di assorbimento). Verosimilmente è stato visto che l'anemia perniciosa è causata dall'assenza del cosiddetto fattore intrinseco, glicoproteina fondamentale a garantire il corretto assorbimento della vitamina B12. La mancata presenza di questo fattore di attivazione fa si che anche in presenza di adeguati introiti di vitamina B12, non venga promosso il suo corretto assorbimento, instaurando di conseguenza un deficit. 


L'eziologia dell' anemia perniciosa non è del tutto chiara ma la maggior parte delle volte all'origine del problema sussistono deficit di assorbimento della vitamina B12: in particolare all'assenza del fattore intrinseco, che viene secreto dalle cellule parietali dello stomaco. Circa il 90% dei pazienti affetti da anemia perniciosa queste cellule vengono aggredite e distrutte da anticorpi, che possono attaccare anche il fattore intrinseco, impedendone il legame con la vitamina o con il recettore intestinale. Si parla, in questi casi, di gastrite atrofica autoimmune o di tipo A, un processo infiammatorio cronico che colpisce la mucosa gastrica riducendone la funzionalità.
Fattori di rischio legati all'anemia perniciosa sono:Età adulta e anziana, storia familiare di anemia perniciosa, etnia nordica, contemporanea presenza di disordini autoimmunitari endocrini, come morbo di Addison, tiroidite cronica, morbo di Graves, ipoparatiroidismo, ipopituitarismo, miastenia gravis, amenorrea secondaria, diabete di tipo I, disfunzione testicolare, vitiligine.
È stato riferito che i pazienti con anemia perniciosa hanno un rischio tre volte aumentato di carcinoma gastrico.

Chi è colpito da carenza di vitamina B12

Sia la carenza di vitamina B12 sia quella da acido folico possono presentarsi in alcune classi di popolazione fra cui: anziani, persone che soffrono di problemi intestinali che portano ad un ridotto assorbimento intestinale, coloro che abusano di alcol e le donne in gravidanza, che necessitano di quantità maggiori di vitamine. Possono essere più esposte al rischio di sviluppare carenza da vitamina B12 coloro che seguono un regime alimentare del tutto privo di alimenti animali e che non provvedono ad una adeguata supplementazione mezzo integratori.


Patologie che portano ad instaurare carenza di vitamina B12 

-gastrite atrofica e resezione chirurgica per chirurgia bariatrica sono legatate ad un deficit a carico del fattore intrinseco
- morbo di Crohn, ilectomia, sono legate a sindromi da mal assorbimento anche a carico di questa vitamina
-infestazione enterica parassitaria può portare ad alterazioni della flora batterica e al mal assorbimento vitaminico
-farmaci: alcuni tipi di farmaci possono ridurre la quantità di vitamina B12 ; esempio, gli inibitori di pompa protonica (PPI) utilizzati nel trattamento del reflusso gastro esofageo e nell'ulcera pepticaresponsabili di creae acloridria ovvero assenza di acido cloridrico nello stomaco.

Come si cura la carenza di vitamina B12

La carenza di vitamina B12 può essere curata con integratori,opportunamente formulati A seconda delle patologie correlate alla carenza di vitamina B12 o di acido folico, si possono adottare accorgimenti nella dieta per prevenire il ripresentarsi della malattia
Si può ovviare a questa carenza includendo gli ingredienti giusti nella propria dieta. Seguire una alimentazione sana e bilanciata può aiutare a bilanciare i livelli di vitamina B12 endogeni.
Ecco ciò che non dovrebbe nmancare in tavola per garantire un corretto apporto di vitamina B12:

frutti di mare
cereali fortificati 
muesli fortificati 
tonno
merluzzo
gamberetti
sardine
sgombro
salmone
triglia
trota
maiale tutte le sue parti
conglio
bovino soprattutto fegato e frattaglie
fagiano
uova
formaggi stagionati come parmigiano, e semi stagionati come bel paese
yogurt
latte vaccino e ovino
mozzarella
alga spirulina

sabato 9 febbraio 2019

HEALTH PLANETARY DIET: è possibile alimentarci in modo sostenibile?





Lo scorso 17 gennaio è uscito su The Lancet lo studio “Food in the Anthropocene: the eat –Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems” dal quale merge come sia possibile nutrire l' umanità in modo sostenibile distaccandoci dagli attuali modelli consumistici che minacciano sia la salute della popolazione che l'ambiente.
Gli scienziati che hanno collaborato allo studio hanno trovato una soluzione ad una delle più grandi sfide che l’umanità si è trovata ad affrontare. Applicando il modello di alimentazione sostenibile è possibile sfamare 10 miliardi di persone entro il 2050. Perchè ciò avvenga è necessario apportare dei cambiamenti alla nostra alimentazione, migliore la produzione alimentare attraverso un più adeguato impiego dell’agricoltura e della tecnologia rivolgendo attenzione alla riduzione degli sprechi alimentari.
Con la Planetary Health Diet, sarebbe possibile evitare più di 11 milioni di morti all’anno, abbassando drasticamente l'incidenza delle patologie legate agli stili di vita sbagliati e alle diete non salutari. Obesità, denutrizione e malnutrizione rappresentano i principali fattori di rischio responsabili di una precoce mortalità nella popolazione globale. La Planetary Health Diet porterebbe inoltre dei benefici tangibili anche all'ambiente circostante grazie ad una riduzione di emissioni di gas serra, ad un aumento della biodiversità, limitando l’utilizzo di terra, acqua e azoto in agricoltura.

La Planetary Health Diet di fatto poco si discosta all'ormai nota Dieta Mediterranea; in questo caso, per promuovere la salute umana e del pianeta, si propone una riduzione del 50% nel consumo di farine raffinate e prodotti di origine animale senza eliminare alcun alimento in particolare. Queste indicazioni a ben pensare fanno parte del buon senso e fanno ritornare indietro nel tempo ad anni in cui con pochi capi di bestiame si sfamava tutta una numerosa famiglia per tutto l'anno senza sprechi.


Attualmente alleviamo animali in eccesso, spesso costringendoli a vivere in ambienti angusti e sporchi, per poi macellarli in massa in modo che la grande dsitribuzione non ne sia mai sprovvista. Sarà poi la grande distribuzione stessa a gettare gran parte dell'invenduto, chiudendo un cerchio perverso.

Chiedere di assumere meno carne getta sicuramente le basi verso una maggiore eticità che parte con una maggiore cura dell'animale, senza considerare che un animale che cresce sano nel suo ambiente di origine dona alle sue carni tutti i nutrienti preziosi per la nostra sopravvivenza. Inoltre migliora la nostra salute perchè ci permette di abbassare la quota di grassi satuti attualmente eccessivamete presenti in queste carni. E' anche utile sottolineare che la carne che attualmente mangiamo proveniente da animali allevati in massa, alimentati con farine di dubbia qualità, bombardati di ormoni per diventare precocemente macellabili e sottoposti a dosi massicce di antibiotici per abbassare la carica microbica legata all'insano ambiente in cui sono costretti a vivere, non è affatto salubre per l'essere umano!

La raffinazione degli zuccheri e delle farine poi apre un altro importante capitolo. Questo processo è stato introdotto per garantire sulle tavole prodotti gradevoli alla vista e gustosi al sapore, ma di fatto non ha fatto altro che allontanarci dall'originalità del prodotto e con esso dalle ancestrali caratteristiche nutrizionali ad esso legate. Grazie alla raffinazione la popolazione è stata maggiormente esposta a diabete, insulino resistenza, celiachia, tumori, obesità patologie queste che si possono vincere curando l'alimentazione.

Questo tipo di dieta sostenibile propone di diminuire il consumo di verdure amidacee; ci si riferisce in questo caso prevalentemente ai tuberi il cui consumo eccessivo e protratto nel tempo, specie in assenza di un'attività fisica regolare ed impegnativa, è responsabile di sovrappeso, obesità e malattie metaboliche.

Troppi alimenti amidacei, specie se cotti a lungo, raffinati o lavorati a livello industriale, portano ad un aumento dei livelli ematici di glucosio; questo effetto, oltre ad essere responsabile di compromettere lo stato di salute, determina a seguito di ingestione, uno stato di benessere, appagamento legato all' iperglicemia e allo stimolo sul rilascio di serotonina. Alla condizione di iperglicemia segue un'importante secrezione di insulina che tende a riportare nella norma i livelli di glucosio; questo evento biologico provoca un rimbalzo negativo dei livelli glicemici (la cosiddetta ipoglicemia reattiva postprandiale), che stimola il centro ipotalamico della fame. Si entra così in una sorta di circolo vizioso che - specie negli individui già in sovrappeso e sedentari - porta alla nuova ingestione di alimenti amidacei raffinati e all'inevitabile aumento di peso, con tutte le conseguenze negative del caso.

La Planetary Health Diet spinge verso il consumo di semi oleosi, spesso poco contemplati sulla tavola degli europei. E' importante capire che i semi oleosi (o frutta secca) non devono essere confusi con la frutta essiccata; si tratta quindi di frutta secca a guscio come noci, nocciole, mandorle, anacardi, arachidi, ecc.che in natura fungono da riserva nutritiva per la futura piantina per questo ricchi di oli.
I grassi in essi contenuti sono insaturi e polinsaturi, in particolare omega 3 e omega 6 quindi privi di colesterolo.
La peculiarità sta anche nella loro capacità di ridurre la quantità di colesterolo ematico, proteggendo le arterie dall’aterosclerosi aumentando i livelli di HDL colesterolo “buono”e abbasando quelli di LDL colesterolo “cattivo”.
Rappresentano inoltre un'ottima fonte di proteine e vitamine, in particolare quelle del gruppo B e vitamina E oltre che di sali minerali come selenio, potassio, zinco, magnesio, manganese e rame. Il calcio è presente in particolare nelle mandorle, il fosforo nei pistacchi e nei pinoli, il ferro nelle arachidi e nocciole.
Ricche di antiossidanti, sono utili per combattere i radicali liberi. Costituiscono un'isospettabile fonte di fibra presente e migliorano la risposta all’insulina nei diabetici.
Un'alimentazione correttamente bilanciata permette di portare il rapporto omega 6 e 3 a 3:1 ovvero alla giusta proporzione. Ciò è ottenibile attraverso la riduzione dell'acido linoleico contenuto nei semi di girasole, nel germe di grano, nel sesamo, nelle noci, nei semi di soia, nel mais, nelle olive, quindi nei relativi oli. Al contempo andrebbero privilegiate le fonti di omega 3 (acidi grassi alfa linolenico, eicosapentaenoico e docosaesaenoico), ovvero oli e carni del pesce azzurro (ricchi soprattutto in eicosapentaenoico e docosaesaenoico); semi di chia, di lino, noci e olio di noci, olio di canapa, olio di lino, olio di colza, olio di canola e olio di soia (ricchi soprattutto di alfa-linolenico).
Garantire il corretto rapporto tra omega 6 ed omega 3 permette di:
- favorisce l'omeostasi della lipemia
- migliorare la regolazione della pressione arteriosa
- garantire l'equilibrio degli eicosanoidi endogeni




Assolutamente la Planetary Health Diet rappresenta un'alimentazione valida per tutte le età che porta a contemplare tutte le fonti proteiche che la natura ci fornisce privilegiando nella scelta gli alimenti maggiormente ricchi di salubri nutrienti. Questo tipo di approccio, oltre che risultare eticamente più valido, porta la popolazione umana a introdurre nella propria dieta cibi qualitativamente superiori e più sani.
















mercoledì 23 gennaio 2019

ASMA e ALIMENTAZIONE: cibi pro e contro

Anche se non esiste una vera e propria dieta anti-asma, scegliere accuratamente i cibi da portare in tavola può aiutare a tenere sotto controllo i sintomi asmatici. Il legame tra cibo e asma è ancora poco conosciuto, ma sembra che un'alimentazione equilibrata basata sul modello della dieta mediterranea, possa migliorare la qualità di vita degli asmatici; cosi come assumere certi cibi e/o bevande possa peggiorare il controllo dell'asma bronchiale.
Ogni giorno portiamo sulla tavola, inconsapevolmente, circa 3 mila gli additivi utilizzati nella produzione e conservazione dei cibi, alcuni dei quali responsabili nel favorire reazioni di sensibilità nei soggetti asmatici.

Tra i principali imputati compaiono:
- i solfiti, utilizzati come conservanti di vino, frutta secca, pesce congelato, sottaceti
- i benzoati, conservanti di bevande alcoliche e non alcoliche
- la tartrazina, un colorante artificiale di caramelle, bibite, confetture, dolci confezionati

Fra questi additivi, i solfiti sono i più pericolosi in quanto in grado di innescare gravi crisi di broncospasmo: sono sufficienti pochi milligrammi di solfiti per indurre la sintomatologia.


Alimenti da evitare in caso di asma

Il soggetto asmatico dovrebbe prestare particolare attenzione al consumo di:

Grassi saturi
Presenti in molti degli alimenti, soprattutto nei cibi fritti, nella carne rossa, negli alilmenti preparati industrialmente quindi altamente processati e nei dolciumi.
Chi soffre d'asma dovrebbe prediligere alimenti ricchi in acidi grassi Omega 3 come pesce azzurro, semi di lino e noci); si suggerisce inoltre, in questi casi, una regolare supplementazione di integratori a base di Omega 3.

Latticini interi
I latticini e i formaggi presentano un'elevata quantità di acidi grassi per tanto l'abuso di questi alimenti potrebbe portare al peggioramento della sintomatologia asmatica. È importante quindi che chi soffre di attacchi d'asma scelga di portare in tavola prodotti scremati. Meglio evitare quindi zuppe cremose, dolci ripieni, gelati, caffè macchiati, frullati, burro, ecc. Pare inoltre che i latticini aumentino la produzione del muco con conseguente aumento la congestione.

Carni rosse
ricche di grassi saturi soprattutto se bovine o suine; fanno eccezione le carni di agnello sicuramente più magra. Per chi soffre d'asma meglio optare per pollo, tacchino e pesce.

Agrumi e pomodori
Entrambi sono ricchi di principi nutritivi e fibre, ma anche componenti che potrebbero peggiorare i sintomi nelle persone asmatiche; non vanno eliminate, basta ridurne il consumo. In moltissimi casi chi è sensibile ai pollini o agli acari della polvere, può soffrire, per reazione crociata, di allergie alimentari sopratutto a carico di frutta e verdura.

Sale
L’eccesso di sodio può esercitare effetti negativi sui pazienti con asma, innescando un aumento della risposta immunitaria, scatenando quindi la sintomatologia asmatica.
Meglio quindi evitare cibi processati, conservati, precotti snack; non aggiungere il sale alle pietanze già servite a tavola. Spesso il sodio si trova in maniera occulta in alcuni insospettabili alimenti anche dolci! L'importante qindi è prestare bene attenzione nella lettura delle etichette.

Grassi vegetali
Questo tipo di grassi si ottengono mediante un processo in cui l'olio vegetale incorpora idrogeno. Sono ricchi di questi grassi la margarina, i cibi fritti e gli oli parzialmente idrogenati, biscotti e dolciumi di produzione industriale.
La scelta dovrebbe invece ricadere su grassi virtuosi come quelli apportati dall'olio d’oliva, dai semi e dalla frutta secca.

Cibi che aiutano il soggetto asmatico 

Nella dieta di una persona che soffre d’asma non possono mancare alimenti ricchi di magnesio, minerale utile per rilassare i muscoli e l’apparato respiratorio agendo come antinfiammatorio e broncodilatatore.
Il magnesio è presente in frutta e verdura cruda, così come nei legumi e nella frutta secca. Per chi soffre d'asma non dovrebbe mancare nella propria alimentazione:

semi di sesamo e di zucca
soia (in tutte le sue forme)
legumi (lenticchie, ceci, piselli)
germe di grano
frutta secca a guscio
avena
aglio

Importante inoltre raticare regolare esercizio fisico che dovrà essere svolta secondo le indicazioni mediche per evitare che si trasformi in un boomerang e peggiori lo stato di salute.






sabato 12 gennaio 2019

Parmigiano per tutti!

Parmigiano: alimento virtuoso

Oltre ad essere un'ottima fonte di calcio utile per la salute delle ossa e l'accrescimento dello scheletro, è particolarmente indicato per gli sportivi che praticano attività in cui si richide potenza e massa muscolare come lotta, pugilato, sollevamento pesi.
Il Parmigiano è da intendersi come un vero e proprio integratore alimentare in grado di fornire in pochi grammi un elevato apporto di vitamine e di proteine. 100 grammi di Parmigiano assicurano infatti il 40% del nostro fabbisogno giornaliero di vitamina A, il 20% di quello della vitamina B2 e un quantitativo di vitamina B12 superiore alle comuni esigenze fisiologiche.
I " Cla" (coniugati dell’acido linoleico) presenti nel Parmigiano sono in grado di stimolare la perdita di grasso e il dispendio calorico a riposo per questo tali elementi si ritrovano di sintesi in alcuni prodotti dimagranti.Inoltre il Parmigiano ha un alto indice di sazietà.




I benefici per la salute 

Grazie alle sue virtù nutritive viene indicato in molti regimi alimentari particolari
- Rinforza le ossa: 50 grammi di Parmigiano forniscono circa 580 milligrammi di calcio, corrispondente alla metà circa del fabbisogno quotidiano di calcio di una persona adulta. Il Parmigiano contribuisce a rendere forti le ossa dei nostri figli e a mantenere in salute quelle degli anziani. Il calcio presente dentro questo prezioso alimento aiuta non solo a fortificare lo scheletro durante l'accrescimento, ma anche a ridurre il rischio di fratture alle ossa.
- Migliora l’efficienza del sistema immunitario: grazie alla presenza di vitamina B, di ferro e di zinco, tutti elementi che partecipano alla produzione di anticorpi e linfociti. In particolare, pare che lo zinco in esso presente contribuisca a regolare il funzionamento della digestione, migliora i livelli di stress e agevola il controllo del diabete.Il Beta-Carotene e le vitamine A, B2, B6, B12 assicurano un’ottima azione protettiva e antitossica; contribuiscono alla formazione degli anticorpi e ci difendono dagli inquinanti presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno.


Ottimo alimento anche per i bambini

Il Parmigiano è un alimento estramamente indicato nei bambini fino dalle prime fasi dello svezzamento grazie alla sua alta digeribilità. Anche le donne in gravidanza dovrebbero assumere Parmigiano come importante fonte di calcio per la salute delle proprie ossa e per la formazione dello scheletro del nascituro.
Solitamente si sconsiglia alle gestanti di utilizzare formaggi fatti con latte non pastorizzato per evitare di contrarre la pericolosa Listeriosi. Benché il Parmigiano sia fatto con latte crudo, quindi non pastorizzato, la sua lunga stagionatura, almeno 12 mesi, previene qualunque pericolo. Le donne in gravidanza che devono tenere sottocontrollo il peso devono solo prestare attenzione a non eccedere nel consumo.
Il consumo di Parmigiano che ha ricevuto una stagionatura di almeno 15-18 mesi, aiuta a prevenite l'insorgenza di enteriti virali e batteriche, tipiche dei bambini nei primi anni di vita.
Essendo molto energetico è un ottimo pasto per i bambini che mostrano disappetenza, che potrebbero essere invece attratti da un alimento così saporito.
I sali minerali e le vitamine contenute in poche scaglie di Parmigiano sono in grado di garantire una corretta crescita e un sostegno nella vita spesso frenetica dei piccoli adulti sovente costretti a ritmi serrati fra scuola, studio e sport.

Quantità consigliata

Come tutti i formaggi, il Parmigiano è un alimento ricco di grassi; per una dieta corretta, meglio limitarne il consumo a due o tre volte la settimana. Essendo molto versatile si può grattugiare su un piatto di pasta o nella minestra: ne basta un cucchiaino (5 grammi circa). Ottimo anche a scaglie, durante il pasto o come spuntino, in questo caso 20 grammi di Parmigiano sono più che sufficienti.