mercoledì 2 maggio 2018

Morbo di Crohn: la corretta nutrizione



CARENZE VITAMINICHE NEL MORBO DI CROHN

La zona più colpita dal Morbo di Crohn, malattia infiammatoria cronica a carattere genetico ed autoimmune dell'apparato digerente, è l'ileo terminale (porzione finale dell'intestino tenue) e il colon (intestino crasso).

A livello dell'ileo terminale l’intestino svolge l’azione di captare Vitamina B12 e di riassorbire i sali biliari immessi dalla cistifellea durante la digestione.
La Vitamina B12 svolge all’interno dell’organismo delle importantissime funzioni; assieme al fattore intrinseco secreto nello stomaco, questa vitamina compone il fattore di maturazione eritrocitario, che porta alla maturazione dei globuli rossi a livello del midollo osseo. Inoltre la Vitamina B12 è implicata nella sintesi del DNA e regola il metabolismo dei glucidi, dei lipidi e delle proteine.
Nei soggetti sani, la Vitamina B12 viene stoccata nel fegato; pertanto è molto difficile valutarne un deficit se non a distanza di anni. Contrariamente a quanto avviene in un quadro fisiologico, nel Morbo di Crohn queste riserve epatiche vengono compromesse, quindi la carenza di Vitamina B12 si instaura velocemente portando ad un’alterazione dei globuli rossi, all’insorgenza di uno stato anemico per carenza di ferro. Un deficit da Vitamina B12 è associato a debolezza, pallore, ittero, stanchezza, lingua liscia, talvolta pruriginosa e arrossata, formicolii, ridotta percezione del dolore, irritabilità, mal di testa, tendenza alla depressione, riduzione dell'efficienza mentale, compromissione dell'equilibrio ed alterazioni del sonno. Non rari i casi riscontrati di possibili alterazioni in gravidanza a carico del feto a causa di malformazioni irreversibili proprio a causa del fatto che la Vitamina B12 rappresenta un fattore metabolico cellulare coinvolto nella sintesi nucleica. Le donne gravide affette da malattia di Crohn devono integrare questa vitamina in maniera più accurata rispetto a coloro che non ne sono affette.


I soggetti colpiti da Morbo di Chron non riescono a promuovere il corretto riassorbimento dei sali biliari a livello dell'ileo terminale; questi stazionano quindi nel lume intestinale dove esplicano la loro naturale funzione trattenendo gran parte della porzione grassa presente negli alimenti. Ciò provoca steatorrea (condizione patologica caratterizzata da presenza di notevoli quantità di sostanze grasse non digerite nelle feci) e la riduzione dell’assorbimento di molecole liposolubili, tra cui principalmente vitamine, che così vengono espulse continuamente provocando ipovitaminosi. Le vitamine principalmente coinvolte nel malassorbimento lipidico sono la vitamina K (importante fattore di coagulazione) e la vitamina D; una sua carenza provoca un'alterazione del metabolismo osseo (rachitismo, osteomalacia e osteoporosi) e porta ad un aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari.

Nel Morbo di Crohn si riscontra sovente l'alterazione della flora batterica intestinale, talvolta eccessivamente stimolata, mal nutrita o addirittura modificata (a causa della steatorrea e della compromissione generale dell'intestino). I batteri intestinali rappresentano un vero esercito a difesa dell’organismo nei confronti degli attacchi dei patogeni esterni.



DIETA PER LA FASE CRONICA


La dieta comune da adottare in caso di Morbo di Crohn non richiede accorgimenti particolari, ma si può rivelare indispensabile per alleviare i sintomi e i disturbi più importanti apportando un certo sollievo al soggetto malato. Sicuramente è importante prestare attenzione ad una corretta cottura delle pietanze; i metodi più adeguati sono la bollitura, la cottura a vapore, la cottura in pentola a pressione e la cottura a bassa temperatura. Sono da escludere le fritture, le cotture alla griglia e piastra. Da moderare i metodi di stufatura e brasatura, come anche saltatura in padella e gli arrosti al forno.
In questo modo non solo è possibile ridurre l’utilizzo dei grassi, ma anche la presenza di cataboliti tossici che si possono generare durante la cottura come composti di Maillard, acrilamide, acroleina, formaldeide ecc).
Anche nel corso della fase asintomatica, meglio escludere il consumo di latte ed i latticini se non si è abituati ad assumerli con regolarità; questi alimenti contengono infatti elevate quantità di lattosio che necessita della presenza attiva e funzionante dell’enzima intestinale lattasi per essere digerito. Nell’adulto questo enzima inducibile (ovvero attivato dalla presenza di substrato -lattosio) tende a scomparire. Lo zucchero (lattosio) non assorbito, staziona nel lume intestinale esercitando potere osmotico sulla mucosa, richiamando così acqua dai tessuti periferici verso il lume intestinale causando diarrea e disidratazione. Una situazione di questo genere provocherebbe in coloro che sono affetti da Morbo di Chron un riacutizzarsi della patologia; la diarrea acquosa che caratterizza questa malattia è legata infatti già da un ridotto assorbimento glucidico. E’ proprio la diarrea a causare l'alterazione dell’equilibrio elettrolitico di calcio, magnesio e potassio che si manifesta con l'insorgenza di alcuni disagi a carico di nervi periferici e muscoli portando a crampi e ridotta efficienza di contrazione. 

Il kefir essendo una sostanza altamente digeribile, in grado di regolarizzare l’intestino e migliorare lo stato di benessere in pazienti affetti da patologie intestinali come colite, morbo di Crohn e malattie digestive, potrebbe rappresentare una valida alternativa al latte anche per coloro che presentano intolleranza al lattosio. Il Kefir infatti stimola la digestione promuvendo le secrezioni salivari, gastriche e pancreatiche; stimola inoltre la produzione di anticorpi e aumenta le difese immunitarie; grazie all'elevata concentrazione di batteri lattici in esso presenti, protegge e rinforza la flora batterica intestinale. 

Colui che è affatto da Morbo di Chron non ne deve però abusare nel consumo in quanto il Kefir promuove la peristalsi intestinale quindi l'eccesso potrebbe scatenare le crisi diarroiche.
Sempre al fine di tenere l’intestino “a riposo” è consigliabile limitare l'impiego incucina di zucchero e sale (saccarosio raffinato e cloruro di sodio), spezie urticanti (capsaicina del peperoncino, piperina del pepe, gingerolo dello zenzero, isotiocianato del rafano, allicina dell'aglio e della cipolla ecc), bevande alcoliche e alimenti o bevande che contengono stimolanti della peristasi intestinale (bevande o alimenti che contengono caffeina o analoghi, come teobromina, teina ecc).
Una particolare attenzione va posta agli additivi, in particolare quelli contenenti tracce di titanio, considerato un acceleratore dell'infiammazione per il Morbo di Crohn.
Meglio limitare il consumo di funghi: tutti i funghi, anche quelli commestibili, producono una piccola quantità di sostanza venefica; inoltre, questi alimenti, in particolare quelli raccolti, possono contenere tracce significative di inquinanti oltre a risultare difficili da digerire.

In fine è saggio evitare il consumo elevato di alimenti scarsamente digeribili e potenzialmente fermentativi quali frutta, ortaggi, cereali e legumi; come anche l’eccesso di alimenti grassi e/o contenenti grassi di bassa qualità come quelli idrogenati.
Di fondamentale importanza per coloro che sono affetti da Morbo di Chron è il mantenimento del corretto trofismo della flora batterica intestinale. Quindi è giusto assumere una buona dose di molecole prebiotiche (rappresentate principalmente da fibra solubile) da assumere anche in concomitanza a probiotici, in modo tale da aumentare la naturale barriera contro gli attacchi esterni. Altrettanto importanti sono gli acidi grassi essenziali Omega 3 (per la loro capacità antinfiammatoria) e gli antiossidanti naturali (utilissimi nella lotta contro i radicali liberi, l'infiammazione ed la trasformazione neoplastica). Altrettanta attenzione va prestata alla Vitamina B12 che può essere reperita attraverso il consumo di alimenti di origine animale, come il fegato, la carne rossa, il pesce, rosso d’uovo, formaggi stagionati; là dove l’alimentazione non soddisfi i fabbisogni dell’individuo, è possibile ricorrere ad integrazione mediante preparati opportunamente formulati.
Sarebbe invece corretto prestare attenzione all’eccessivo consumo di fibre insolubili presenti nella crusca, nella buccia dei legumi, nella frutta e negli ortaggi, responsabili di incrementare il rischio di diarrea, meteorismo e dolori addominali.

Solitamente il soggetto affetto da Morbo di Chron dovrebbe seguire una dieta a basso residuo fisso, in cui viene limitato il consumo di fibre (che favoriscono la peristalsi) e di alcuni alimenti che vengono digeriti con difficoltà; in questo modo i movimenti intestinali vengono ridotti per non esacerbare i sintomi dolorosi annessi al Morbo di Crohn, come i crampi, la pancia gonfia, la diarrea, i gas intestinali.
Spesso per poter individuare con maggior precisione i cibi che danno fastidio (variabili da individuo ad individuo) si consiglia di annotarli su un diario in modo da poterli riferire allo specialista che deciderà se ridurli o eliminarli dalla dieta.


cibi da evitare

Pane, pasta e riso integrali, cereali integrali, frutta secca, verdure crude, alcune verdure cotte come broccoli, cavoli, mais, cavolfiore, cipolle; carni grasse, carni e salumi affumicati, fagioli e lenticchie, succhi di frutta, marmellate molto dolci, conserve, spezie come peperoncino, curry; edulcoranti sia naturali che chimici; caffè, alcolici, bibite gassate, fritture e dolci elaborati. I latticini, così come il grano, sono da bandire in caso di intolleranze accertate, altrimenti il loro consumo va limitato perché irritante l’intestino.


cibi permessi

Pane bianco e crackers senza semi, riso bianco, verdure di stagione cotte e private di buccia e/o semi, come asparagi, carote, zucchine, fagiolini, zucca, patate, carne bianca o rossa magra, tenera e morbida, uova, pesce frutta cotta.

Si raccomanda di bere molto, fare piccoli pasti durante la giornata, masticando piano e a lungo, per accorciare e favorire il processo digestivo.

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