martedì 5 novembre 2019

Intolleranza ai lieviti, tantissima confusione e cattiva informazione


  
Si sente parlare spesso di "intolleranza ai lieviti" sovente talvolta avvalorati da test che non presentano alcuna valenza scientifica quali: Dria test, Vega test, Kinesio test, Alcat test, Eav test, citotossico ma che possono far presa sui poveri pazienti che, ignari di tutto, ci si affidano.

Forse è bene quindi che si faccia chiarezza! Nei testi scientifici non si menziona mai un'intolleranza ai lieviti; ciò che invece è ampiamente documentato è che in particolari circostanze è possibile l'instaurarsi di disbiosi della flora intestinale con sovracrescita della componente fungina, in particolare del lievito Candida albicans.

[NB:funghi e lieviti vengono spesso utilizzati come sinonimi e confusi dalla popolazione; i lieviti rappresentano funghi unicellulari di dimensioni microscopiche.]

La flora batterica intestinale umana è popolata non solo dal genere Candida, ma anche da funghi appartenenti al genere Saccharomyces, Aspergillus e Penicillium che proliferano in un ambiente particolarmente ricco di zuccheri o carboidrati complessi, che giungono a livello del colon attraverso i residui alimentari non assorbiti a livello dell'intestino tenue.

La flora batterica intestinale è diversa da individuo ad individuo e viene altamente influenzata dal tipo di dieta che favorisce la presenza di alcune specie microbiche rispetto ad altre; anche alcuni farmaci (ad esempio antibiotici, corticosteroidi, pillola anticoncezionale e terapia sostitutiva orale), possono interferire con la flora microbica generando quadri di disbiosi.


Sarebbe quindi un gravissimo errore, con conseguenti gravi ripercussioni sulla salute del paziente, procedere all'eliminazione di alcuni alimenti basandosi su test privi di alcuna valenza scientifica.


Un professionista accreditato sarà quindi l'unico in grado di educare il soggetto ad un sano stile di vita e al rispetto di una serie di norme alimentari di carattere generale particolarmente utili in caso di sintomi riconducibili a disbiosi legati a presunta intolleranza ai lieviti, evitando largamente di eliminare in modo capestro dalla dieta tutti i cibi fermentati in toto.

Di fronte a sintomi legati alla cattiva digestione, meteorismo, fermentazione è facile attribuire la colpa al lievito; il lievito di birra largamente impiegato nella panificazione è costituito dai microorganismi Saccharomyces cerevisiae che fermentano il glucosio del pane/ dolci producendo l'anidride carbonica che garantirà il processo di lievitazione.


I fattori reamente chiamati in causa, responsabili del disagio riportato dal consumatore di prodotti panificati, sono innumerevoli e vanno adeguatamente studiati da soggetto a soggetto, spesso associati a:

- difetti digestivi enzimatici (come nel caso dell'intolleranza al lattosio)
- presenza di da additivi (ad esempio presenza di solfiti)
- presenza di sostanze naturalmente ricche di istamina contenuta
- condizioni in cui è coinvolto il sistema immunitario (come nel caso della malattia celiaca)
- scarsa efficacia digestiva
- iperalimentazione in un contesto di sedentarietà
- eccessivo consumo di bevande gassate
- scarso o eccessivo consumo di fibre,

Se dopo aver mangiato pane e farinacei si avvertono disturbi come:

stanchezza
gonfiore addominale
digestione lenta
meteorismo
diarrea
o l’alternanza di queste sintomatologie

vi è una forte probabilità che questi alimenti abbiano subito una lievitazione troppo rapida, con aggiunta di alfa-amilasi e di miglioratori, la cui fermentazione nell’intestino può dare adito alla formazione di gas e ad una digestione lenta.

Di solito isi tratta di disturbi transitori e circoscritti all’assunzione di cibi con il lievito o con lievitazione inadeguata; nel caso i disturbi dovessero perdurare nel tempo, possono essere considerati dei campanelli di allarme di altre patologie a carico intestinale.


Il corretto approccio da parte dello specialista che si trova di fronte ad un paziente che denuncia le sintomatologie legate all'intolleranza al lievito, prevede di esclusdere con certezza, attraverso test specifici, la presenza di possibili allergie alimentari al grano, all’alfa–amilasi e ad altri componenti insieme ai quali il lievito viene ingerito ed approfondire nel caso si sospetti la presenza di malattie croniche intestinali.

Sarà quindi lo specialista ad individuare il percorso più corretto da tracciare nella scelta degli alimenti piò adeguati senza operare una drastica eliminazione del lievito che abituerebbe l’organismo a una dieta scorretta e squilibrata.







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