Si
sente parlare spesso di "intolleranza ai lieviti" sovente
talvolta avvalorati da test che non presentano alcuna valenza
scientifica quali: Dria test, Vega test, Kinesio test, Alcat test,
Eav test, citotossico ma che possono far presa sui poveri pazienti
che, ignari di tutto, ci si affidano.
Forse è bene quindi che
si faccia chiarezza! Nei testi scientifici non si menziona mai
un'intolleranza ai lieviti; ciò che invece è ampiamente documentato
è che in particolari circostanze è possibile l'instaurarsi di
disbiosi della flora intestinale con sovracrescita della componente
fungina, in particolare del lievito Candida albicans.
[NB:funghi
e lieviti vengono spesso utilizzati come sinonimi e confusi dalla
popolazione; i lieviti rappresentano funghi unicellulari di
dimensioni microscopiche.]
La flora batterica intestinale
umana è popolata non solo dal genere Candida, ma anche da funghi
appartenenti al genere Saccharomyces, Aspergillus e Penicillium che
proliferano in un ambiente particolarmente ricco di zuccheri o
carboidrati complessi, che giungono a livello del colon attraverso i
residui alimentari non assorbiti a livello dell'intestino tenue.
La
flora batterica intestinale è diversa da individuo ad individuo e
viene altamente influenzata dal tipo di dieta che favorisce la
presenza di alcune specie microbiche rispetto ad altre; anche alcuni
farmaci (ad esempio antibiotici, corticosteroidi, pillola
anticoncezionale e terapia sostitutiva orale), possono interferire
con la flora microbica generando quadri di disbiosi.
Sarebbe
quindi un gravissimo errore, con conseguenti gravi ripercussioni
sulla salute del paziente, procedere all'eliminazione di alcuni
alimenti basandosi su test privi di alcuna valenza scientifica.
Un
professionista accreditato sarà quindi l'unico in grado di educare
il soggetto ad un sano stile di vita e al rispetto di una serie di
norme alimentari di carattere generale particolarmente utili in caso
di sintomi riconducibili a disbiosi legati a presunta intolleranza ai
lieviti, evitando largamente di eliminare in modo capestro dalla
dieta tutti i cibi fermentati in toto.
Di fronte a sintomi
legati alla cattiva digestione, meteorismo, fermentazione è facile
attribuire la colpa al lievito; il lievito di birra largamente
impiegato nella panificazione è costituito dai microorganismi
Saccharomyces cerevisiae che fermentano il glucosio del pane/ dolci
producendo l'anidride carbonica che garantirà il processo di
lievitazione.
I fattori reamente chiamati in causa,
responsabili del disagio riportato dal consumatore di prodotti
panificati, sono innumerevoli e vanno adeguatamente studiati da
soggetto a soggetto, spesso associati a:
- difetti digestivi
enzimatici (come nel caso dell'intolleranza al lattosio)
-
presenza di da additivi (ad esempio presenza di solfiti)
-
presenza di sostanze naturalmente ricche di istamina contenuta
-
condizioni in cui è coinvolto il sistema immunitario (come nel caso
della malattia celiaca)
- scarsa efficacia digestiva
-
iperalimentazione in un contesto di sedentarietà
- eccessivo
consumo di bevande gassate
- scarso o eccessivo consumo di
fibre,
Se dopo aver mangiato pane e farinacei si avvertono
disturbi come:
stanchezza
gonfiore
addominale
digestione lenta
meteorismo
diarrea
o
l’alternanza di queste sintomatologie
vi è una forte
probabilità che questi alimenti abbiano subito una lievitazione
troppo rapida, con aggiunta di alfa-amilasi e di miglioratori, la cui
fermentazione nell’intestino può dare adito alla formazione di gas
e ad una digestione lenta.
Di solito isi tratta di disturbi
transitori e circoscritti all’assunzione di cibi con il lievito o
con lievitazione inadeguata; nel caso i disturbi dovessero perdurare
nel tempo, possono essere considerati dei campanelli di allarme di
altre patologie a carico intestinale.
Il corretto approccio da
parte dello specialista che si trova di fronte ad un paziente che
denuncia le sintomatologie legate all'intolleranza al lievito,
prevede di esclusdere con certezza, attraverso test specifici, la
presenza di possibili allergie alimentari al grano, all’alfa–amilasi
e ad altri componenti insieme ai quali il lievito viene ingerito ed
approfondire nel caso si sospetti la presenza di malattie croniche
intestinali.
Sarà quindi lo specialista ad individuare il
percorso più corretto da tracciare nella scelta degli alimenti piò
adeguati senza operare una drastica eliminazione del lievito che
abituerebbe l’organismo a una dieta scorretta e squilibrata.
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